NETTUNE è il network di radiofonia studentesca del Canton Ticino. Dal 2017 ha costituito una sua associazione indipendente, coadiuvata da Radio Gwendalyn. “DISCONNESSIONI AFFETTIVE: TRADOTTE IN VIOLENZA” è il titolo del nuovo progetto di NETTUNE.
Negli ultimi anni si è assistito a un incremento significativo dei casi di disagio tra i giovani, spesso attribuito alla pandemia da Covid-19 (è verosimile che il Covid abbia esacerbato un fenomeno che già stava accadendo). Tuttavia, sebbene la crisi sanitaria abbia acuito molte criticità, non può essere considerata l’unica causa di tale fenomeno. Durante l’adolescenza, fase cruciale per lo sviluppo del sé e delle relazioni sociali, la chiusura delle scuole, il confinamento domestico, la limitazione delle interazioni con i pari e l’incertezza sul futuro hanno rappresentato fattori aggravanti. Fenomeni come depressione, autolesionismo e disturbi alimentari si sono diffusi con maggiore intensità. Il disagio giovanile è un fenomeno complesso, alimentato da una molteplicità di fattori tra loro interconnessi, che riflettono tanto i cambiamenti sociali e culturali quanto le condizioni individuali e familiari che caratterizzano la crescita delle nuove generazioni. In particolare: L’individualismo crescente – alimentato dalla cultura della performance e dall’uso intensivo dei social media, favorisce la costruzione di identità basate sull’apparenza, esponendo i giovani più fragili a sentimenti di inadeguatezza e solitudine. Il ruolo della famiglia – sempre più indebolito dai ritmi di vita frenetici e dalle elevate aspettative genitoriali, rischia di non fornire il supporto emotivo necessario a un sano sviluppo psico-affettivo. L’accesso facilitato a sostanze stupefacenti – sempre più presenti e facilmente reperibili, rappresenta un rischio concreto per la salute mentale e fisica degli adolescenti. La sovraesposizione tecnologica – contribuisce all’isolamento sociale e all’emergere di nuove forme di dipendenza, come la dipendenza da social network o il disturbo da gioco online. L’incertezza per il futuro – legata alla precarietà lavorativa e alle preoccupazioni ambientali, genera nei giovani un profondo senso di vulnerabilità. I disturbi del comportamento alimentare – in costante crescita tra le fasce più giovani della popolazione, rappresentano un segnale allarmante di disagio psichico e relazionale. Tali disturbi, spesso legati a dinamiche di controllo, autostima e percezione corporea, sono strettamente connessi a pressioni sociali e ideali irrealistici promossi dai media digitali. La diffusione di comportamenti violenti – si manifesta con crescente frequenza tra i giovani, sia nel contesto fisico che digitale. Bullismo, cyberbullismo, aggressività verbale e fisica possono derivare da contesti familiari disfunzionali, mancanza di modelli educativi, frustrazione sociale e disagio emotivo, contribuendo ad alimentare circoli viziosi di esclusione e sofferenza. L’intreccio di questi molteplici fattori, aggravato da una società in costante trasformazione alla velocità della luce, contribuisce al manifestarsi di crescenti malesseri. Tale scenario favorisce l’insorgenza di disturbi comportamentali e psicologici sempre più gravi e diffusi, ponendo nuove sfide in ambito educativo, sociale e sanitario. Il nostro obiettivo per questa nuova stagione è affrontare con rigore e sensibilità il complesso panorama del disagio giovanile. Intendiamo rispondere alle molteplici domande che emergono osservando i giovani di oggi: quali sono le cause profonde di queste sofferenze? Quali percorsi hanno intrapreso e in che modo la società, in continuo mutamento, influisce sul loro sviluppo? Ci interrogheremo sulla possibilità di prevenire l’insorgere di queste fragilità, sul peso che le nuove generazioni portano con sé, sul rischio che queste condizioni pongano allo sviluppo armonico della persona e cercheremo di capire come si possa intervenire, in tempo utile, per favorire una crescita più sana e consapevole, mettendo al centro la salute mentale. Attraverso un’analisi attenta di fenomeni spesso sottovalutati o ignorati — come il ritiro sociale degli hikikomori — approfondiremo le dinamiche individuali e collettive che contribuiscono a creare disagio, con l’intento di offrire strumenti di comprensione e, dove possibile, di risposta. A cura dell’Associazione Analfabeti.
Nel contesto attuale, segnato da trasformazioni sociali rapide e spesso disorientanti, si impone una riflessione profonda su come viene percepito e affrontato il disagio psicologico adolescenziale. Quanto incide lo sguardo dell’adulto nella lettura di questi disagi? E quanto, invece, è fondamentale restituire centralità e legittimità alla voce di chi quel malessere lo vive in prima persona? In questa puntata, ci interrogheremo su chi sia davvero autorizzato a parlare del dolore giovanile: è sufficiente l’interpretazione dell’adulto o è necessario, oggi più che mai, creare spazi in cui siano i giovani stessi a raccontarsi, a dare nome e forma alla propria sofferenza? Approfondiremo quali luoghi – fisici, virtuali, relazionali – siano oggi disponibili per esprimere il disagio e quali modalità siano più efficaci per affrontarlo. Rifletteremo inoltre sul ruolo dell’adulto: quanto è utile o necessario il suo sostegno e quando, invece, può risultare più funzionale un confronto tra pari, tra coetanei che condividono esperienze simili? Un dialogo tra generazioni è possibile e auspicabile, ma può essere realmente efficace solo se si parte dal riconoscimento autentico del vissuto giovanile. Attraverso testimonianze, contributi di esperti e spazi di confronto, cercheremo di dare voce a queste domande, con l’intento di comprendere meglio i bisogni dei ragazzi e promuovere una cultura dell’ascolto, dell’empatia e della cura condivisa.